Luciano Caprile, nato a Genova nel 1941, scrive di arte contemporanea su “Il Secolo XIX” e su alcune riviste del settore tra cui “Arte in”. E’ intervenuto come curatore o ha collaborato alle seguenti esposizioni pubbliche: Carlo Carrà. Disegni 1908 -1923 (1983), Guttuso a Genova nel nome Della Ragione (1985), Ugo Nespolo. La bella insofferenza (1987), e ad altre dedicate ad Asger Jorn (1996 e 2001), Fernando Botero (1997 e 2000), Arnaldo Pomodoro (1997, 2002, 2004 e 2006), Rainer Kriester e Amedeo Modigliani (1999 e 2006), Giorgio de Chirico (2001), Corneille (2001), Pierre Casè (2001, 2011, 2013, 2017), Igor Mitoraj, Antoni Clavé e Wifredo Lam (2002), Francesco Messina (2002), Mimmo Rotella (2004), Jean-Michel Basquiat (2005), Miquel Barceló (2006), Alberto Magnelli (2007), Francis Bacon (2008), Mimmo Paladino (2008). Numerosi gli interventi in mostre museali di Enrico Baj (1986, 1993, 1995, 2000, 2008, 2010). Ha scritto in catalogo per le mostre di Salvador Soria (2009) e Jasper Johns (2011) all’IVAM di Valencia. Nel 2011 ricordiamo la personale dell’artista cubano Kcho alla Biennale di Venezia; nel 2012 la mostra di Sophia Vari al Palazzo della Borsa di Genova e nel 2013 l’omaggio a Mario Schifano degli anni Sessanta al Castello Pasquini di Castiglioncello (Livorno). Il suo saggio intitolato “Jorn’s italian experience” compare nel catalogo dell’antologica che i musei di Copenaghen e Silkeborg dedicano ad Asger Jorn, a partire dal 28 febbraio 2014, nel centenario della nascita. Sempre nel 2014 sono da ricordare la presentazione della Fondazione Ghisla a Locarno e la mostra Kcho. Via Crucis al Palazzo della Cancelleria di Roma. Nel 2015 ha curato la seconda esposizione alla Fondazione Ghisla di Locarno e ha presentato in catalogo la mostra di Bernard Aubertin al Palazzo della Cancelleria di Roma. Ha altresì presentato alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano la mostra/omaggio a Giovanni Carandente. Si è conclusa nel febbraio del 2016 l’antologica di Pablo Atchugarry Città eterna, eterni marmi al Museo dei Fori Imperiali - Mercati di Traiano in Roma di cui ha scritto il testo in catalogo. Un altro suo testo in catalogo ha riguardato l’omaggio che Lerici (La Spezia) ha dedicato nel luglio del 2016 allo scultore giapponese Yoshin Ogata. Nel 2017 ha presentato in catalogo l’omaggio a Emilio Scanavino all’Antico Castello sul Mare di Rapallo e la personale di Roberto Fabelo al Palazzo della Cancelleria di Roma. Suoi saggi sono presenti nel catalogo generale delle opere di Enrico Baj, Jean-Paul Riopelle e Armando Morales. Nel 1997 ha pubblicato il volume Conversazioni con Enrico Baj edito da Elèuthera e nel 2018 Cento di questi Baj edito da De Ferrari. Per FUOCOfuochino ha pubblicato Il pensiero ondulante (2019) Noi qui, La corona del virus (2020) e Omaggio a Valerio Adami (2022).

 

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Giorgio Moio, poeta (verbovisuale) con incursioni nella critica letteraria e nell’arte, nasce a Quarto (NA) il 25.5.1959. Già redattore di «Altri Termini» e di «Oltranza» (di quest’ultima è anche tra i fondatori e si deve a lui la denominazione), già direttore editoriale delle Edizioni Riccardi, nel ’98, anno in cui inizia a partecipare a mostre collettive di poesia visuale (una sessantina fino ad oggi), fonda e dirige, per la suddetta Casa Editrice, la rivista «Risvolti», cessata al 23° numero. Ha pubblicato i seguenti volumi: Scritture d’attesa (1989 – poesia); Sabbie mobili (1996 – poesia); Work in progress (1997 – poesia); Oltre la soglia del dolore (1999 – poesia); L’uomo dagli occhi rosa, con C. Bugli (2000 – poesia); Un vibrato continuo (2002 – poesia) e Libro d’artista n. 33 (2002 – poesia), con L. Caruso; Parodie marine (2003 – poesia); La finestra (2004 – prosa); Con occhio allegorico (2005 ‒ poesia; comprende anche Parodie marine ‒ finalista Premio Feronia-Città di Fiano 2006); La fiera degl’inganni (2008 – poesia); Elaborando il tempo (2011 – aforismi); Per mutazioni (e-book –, 2014 – poesia); Dove la terra trema, con P. Della Ragione (2015 – prosa); Tra impegno e fuga (2015 – saggistica); Sui crespi marosi (2016 – poesia); Cento ahi-ku extravaganti (2016 – haiku); Poesie sparse 1989-2008 (2018 – poesia); Da Documento-Sud a Oltranza (2019 – saggistica); Tra sogno e finzione (2019 – prosa). Presente in volumi collettanei, antologie, cataloghi d’arte e siti web, ha curato e partecipato ad eventi culturali, convegni, letture di poesia. Nel 2020, presso lo “Spazio Arte” di Anna Boschi di Castel S. Pietro (BO), Gian Paolo Roffi ha curato e introdotto la sua prima mostra personale, Segni sparsi e dispersi. Collabora assiduamente al magazine on line «Cinque Colonne» e alla webzine «Malacoda», e cura la rivista cartacea «Frequenze Poetiche».

 

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Gabriella Benedini, milanese d’adozione, nasce a Cremona nel 1932. Studia all'Istituto Paolo Toschi di Parma e a Milano, all’Accademia di Brera. Tra il 1958 e il 1960 si trasferisce a Parigi, dove alle prime esperienze espositive affianca anche la collaborazione per alcuni giornali. Rimane affascinata dal Surrealismo e dalla pittura astratto-informale e, rientrata in Italia, decide di stabilirsi a Milano, centro vitale per incontri e confronti. Risale a questo periodo la conoscenza del realismo esistenziale e partecipa al clima della Nuova Figurazione. Nelle opere di questi anni, infatti, la coesistenza dello spazio fisico con quello più legato alla memoria comincia a diventare fondamentale. Nel 1962 a Milano alla galleria Bergamini tiene la sua prima mostra personale italiana. Accanto alla ricerca pittorica elabora esperienze artistiche diverse, come la grande scultura di plastica trasparente che realizza nel 1971 a Ferrara per il Centro Attività Visive - Palazzo dei Diamanti. L’opera in seguito diventa la protagonista di un film girato in super 8 dal titolo Diutop (Il giorno di Utopia). Nel 1977 è tra le fondatrici del gruppo Metamorfosi, col quale partecipa ad alcune mostre in Italia e all’estero. Nascono in questo periodo le Storie della Terra-Mutazioni e il Teatro di Persefone viene esposto a Bruxelles all’Autre Musée e in Brasile al Museo d’Arte Contemporaneo di San Paolo. Nel 1984 realizza il Teatro chimico di novembre per la mostra di Palazzo Massari a Ferrara, che sarà esposta due anni dopo alla Biennale di Venezia. I suoi lavori, fortemente legati alla pittura ma privi della dimensione tradizionale  del quadro, cominciano ad assumere una fisionomia più volumetrica e i titoli scandiscono anni di fervido lavoro e di nuove scoperte: Arpe, Sestanti, Costellazioni, Rimescolare il tempo, Mappe e Reperti fino alle più recenti Mousiké. Rivelano l’interesse dell’artista per gli strumenti di misurazione dello spazio e del tempo e per gli strumenti musicali, nei quali la  lunghezza delle corde è messa in relazione da Pitagora col suono dell’universo. Una riflessione profonda e suggestiva sul senso del tempo, del viaggio, del mito. Importanti, infine, i Libri, piccoli scrigni che da trent’anni racchiudono il suo universo e che costituiscono ormai una Bibliotheca di diverse centinaia di volumi. Per FUOCOfuochino ha pubblicato Deserto Bianco (2020).

 

Roberto Piumini, nato nel 1947, ha fatto l’insegnante, l’attore, il conduttore di seminari espressivi. Dal 1978 ha pubblicato, per bambini, ragazzi e adulti, presso più di 80 editori, fiabe, racconti, filastrocche, poesie, poemi, romanzi, testi teatrali in prosa e in versi, testi di canzoni, per opere musicali. Ha scritto poesie e poemi su materiali di memoria ed esperienza di gruppi di bambini, ragazzi e adulti. Ha scritto prose e poesie su opere pittoriche, sculture, località, avvenimenti, fotografie, illustrazioni. Ha tradotto testi di Browning, Shakespeare, Milton, Plauto. Ha ideato, scritto testi e condotto trasmissioni radiofoniche e televisive. Molte le traduzioni all'estero. Legge o recita suoi testi con attori, cantanti e musicisti.

 

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Paola Dilda colleziona sviste e distrazioni ed è anglofila dalla terza elementare. Da anni si perde per le strade della pianura, navigando a vista tra le due sponde del fiume. Pressione bassa.

 

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Andrea Cortellessa è nato a Roma nel 1968. Insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Roma Tre. Fra i suoi libri Le notti chiare erano tutte un’alba. Antologia di poeti italiani nella prima guerra mondiale (Bruno Mondadori, 1998; nuova edizione ampliata Bompiani, 2018) e La fisica del senso. Saggi e interventi su poeti italiani dal 1940 a oggi (Fazi, 2006). I suoi ultimi libri sono Monsieur Zero. 26 lettere su Manzoni, quello vero (Italo Svevo, 2018) e Volevamo la Luna (Mattioli 1885, 2019). Per Adelphi, Bompiani, Garzanti, Le Lettere, Feltrinelli e Aragno ha curato testi di Giorgio Manganelli, Giovanni Raboni, Amelia Rosselli, Luigi Di Ruscio, Gianni Celati, Claudio Parmiggiani e Giulio Paolini. Da ultimo Tutte le poesie di Elio Pagliarani (il Saggiatore, 2019), La nuova violenza illustrata di Nanni Balestrini (Bollati e Boringhieri, 2019) e La casa del poeta di Giorgio de Chirico (La nave di Teseo, 2019). Ha realizzato trasmissioni radiofoniche e televisive, spettacoli teatrali e musicali. Per Aragno dirige Pietre d’angolo e, insieme a Maria Grazia Calandrone e Laura Pugno, la collana di poesia i domani. È nella redazione della rivista «il verri» e tra i fondatori di «Antinomie. Scritture e immagini». Scrive d’arte su «Alias» e «doppiozero»; di letteratura sul domenicale del «Sole 24 ore», «Tuttolibri», «Le parole e le cose» e altre testate. Per FUOCOfuochino ha pubblicato Otto parole per Manganelli (2020).

 

Marcel Duchamp (Blainville 1887 - Neuilly-sur-Seine 1968). Dal 1906 al 1910 dipinge opere influenzate dalla pittura degli Impressionisti e dei Fauves. Nel 1913 presenta all’Armory Show di New York, Nu descendant un escalier nº 2, opera che suscita grande scandalo. È del 1913 il primo ready-made Ruota di bicicletta seguito da Scolabottiglie del 1914. Nel 1915 si trasferisce a New York dove inizia la grande amicizia con Walter e Louise Arensberg, Francis Picabia e Man Ray. Prosegue gli studi per la realizzazione de La Mariée mise à nu par ses Célibataires, meme (1915-1923), noto come Grande Vetro. Nel 1917 Fountain viene rifiutato dalla giuria della Society of Independent Artists. Viaggia prima a Buenos Aires, poi a Parigi, dove incontra i principali esponenti del Dadaismo. Nel 1920 insieme a Man Ray e Katherine Dreier fonda la Société Anonyme. Assume lo pseudonimo di Rose Sélavy. Si dedica ai primi Rotoreliefs. Nel 1923 comincia a dedicarsi professionalmente al gioco degli scacchi. Nel 1942 lavora alla sua ultima grande opera, Étant donneés: 1. la chute d'eau, 2. le gaz d'éclairage (1946-1966). Nel 1954 muore l’amico Walter Arensberg, la sua collezione, della quale fanno parte quarantatre opere fondamentali di Duchamp, viene donata al Philadelphia Museum of Art. Nel 1964, in collaborazione con Arturo Schwarz, realizza un'edizione numerata e firmata dei suoi 14 ready-made più rappresentativi.

 

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