Cesare Zavattini nasce a Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, il 20 settembre 1902. Intellettuale poliedrico, Zavattini si caratterizza per la padronanza di diversi linguaggi (scrittura, cinema, poesia, fumetti, pittura, teatro) associata ad una spiccata attitudine al rinnovamento e alla sperimentazione nelle diverse forme espressive. Iniziata a Parma nel 1926 la carriera letteraria, nel 1931 pubblica il suo primo volume Parliamo tanto di me che riscuote un grande successo. Prosegue con I poveri sono matti (1937), Io sono il diavolo (1941), Totò il buono (1943) e, tra gli altri, Straparole (1967), Non libro più disco (1970), La Notte che ho dato uno schiaffo a Mussolini (1976), nonché i tre libri di cinema del 1979: Diario cinematografico, Neorealismo ecc. e Basta coi soggetti. Nel 1973 dà alle stampe il libro di poesie in dialetto, Stricarm' in d'na parola (Stringermi in una parola). In campo giornalistico, oltre a tante altre riviste, scrive su “Piccola”, “Novella”, “Secolo illustrato”, “Cinema illustrazione” e, dal 1937, collabora al “Marc' Aurelio”. Nel '37 assume la direzione del quindicinale “Le grandi firme” per trasformarlo con successo in un settimanale moderno e spregiudicato. Con Vittorio De Sica instaura un fecondo sodalizio professionale che porta sugli schermi capolavori del neorealismo cinematografico come Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), Miracolo a Milano (1951) e Umberto D. (1952). L'avventura cinematografica di Zavattini si chiude nel 1982 con La veritàaaa. Tra i molteplici riconoscimenti conseguiti, oltre ai due premi Oscar nel 1947 e nel 1949, si segnalano nel 1955 il Premio mondiale per la Pace e nel 1977 il “Writers Guild of America Medaillon”, premio dell'Associazione Scrittori di cinema americani, un'onorificenza concessa in precedenza solo a Charlie Chaplin. Cesare Zavattini muore a Roma il 13 ottobre 1989. È sepolto nella sua Luzzara. Nel 2021 FUOCOfuochino pubblica, in collaborazione con Sariette, Il mortimetro.