Luigi Mascheroni, Afro Somenzari, la patafisica e il “Fuochino” sacro agli dèi, Il Giornale, 24 aprile 2022

Un dizionario per scoprire la vera letteratura del ‘900!

di Carlo Ottone

Dizionario minimo della Letteratura minore italiana del Novecento, di Afro Somenzari

(Viadana, Fuocofuochino, 2023).

 

Di dizionari della Letteratura ve n’è per ogni genere ma un, purché minimo, Dizionario della Letteratura minore italiana del novecento finora non ve ne era. Ci ha pensato Afro Somenzari con la sua casa editrice Fuocofuochino – la più povera casa editrice del mondo – talmente povera che ne ha stampati 200 esemplari numerati, con la copertina di Ugo Nespolo e la sapiente premessa di Paolo Albani, che di letteratura minore se ne intende, e che subito avverte che:

“[…] un dizionario non è solo uno strumento di conoscenza indispensabile, ma anche una macchina dei sogni […] Sappi dunque, caro Lettore, che non c’è alcuna malcreanza se ti disponi a leggere un dizionario […] come se leggessi «un romanzo […] Ma attenzione. Il dizionario che hai davanti, caro Lettore, non è un dizionario qualsiasi, non si occupa di lemmi della lingua italiana[…]” in effetti si occupa di letteratura così detta minore, talmente minore che “[…] ha nella brevità, nella concisione la sua forza espressiva, il suo humus […] Ma in guardia, caro Lettore, occhio a non farti sviare dal termine minore, non c’è niente di riduttivo, di sminuente in ciò, quando sono in ballo gli scrittori, che non sono semplici scriventi […].

Ho raccontato tutto questo, caro Lettore, perché in fondo gli autori contenuti in questo Dizionario minimo sono altrettanti scrittori Ignoti di una letteratura minore italiana del Novecento che magistralmente Afro Somenzari, atipico lessigrafo, ha avuto il grande merito, per la sensibilità letteraria che possiede, di farci apprezzare, resuscitandoli dall’abisso del dimenticatoio in cui erano precipitati”. Caro lettore, tenendo presente le istruzioni di Albani, puoi iniziare a consultare questi scrittori dimenticati. Apro a caso le pagine e troviamo un certo Ezio Aloisi che ad un’età avanzata pubblica dei volumi che non interessano a nessuno “Perché fuorvianti, militanti e devastanti e poi, in linea con la Patafisica, non si allinea con il resto e muore suicida” anche perché “La critica è sempre stata benevola definendo i suoi testi escrementi viscerali che non son buoni nemmeno per concimare” nonostante l’autore abbia pubblicato ben cinque libri.

E sfogliando, in ordine alfabetico, troviamo tal Cesare Cretto (1936-2008) autore di un unico titolo Araldica. Il pallone di Achille (Nasolungo, Pressa Ed., 1974), che ottiene “[…] un successo inaspettato vendendo alcune decine di copie oggi reperibili presso alcuni barbitonsori di Torino che, fino al 1980, ne usavano pagine per pulire la schiuma dai rasoi”.

Alla lettera F tal Farabutti Euclide (1901-1958) con la sua opera Aerofagia, mitologia e pan pepato (Lomaca, La Bassa istituzione, 1972),  “Sofferente sin dalla nascita di gravi disturbi intestinali, affetto da aerofagia, venne espulso da tutte le scuole del regno d’Italia a causa dei forti venti fetidi che emanava in continuazione per cui era impossibile vivergli accanto”; ancora una voce: Sculati Ernesto (1900-1989) che “Per tutta la vita si porta sul groppone l’onta del cognome” i cui “resti riposano finalmente nel cimitero di Castellanza: sulla lapide spicca la scritta: Qui giace un uomo sul cui cognome è meglio sorvolare”: sua opera principale L’importanza del cognome (Ulizzo, Araldica ed., 1929).

Vengono censite anche le riviste: Bella come la chiave di nessuna porta (Vichino, I fogli di Cognetti, 1937), “Edizione trimestrale di influenza surrealista pubblicata in sette numeri. Testi sacri misti a poesie oscene hanno fatto della rivista un fenomeno da baraccone. Nel secondo numero si trova un inserto di cioccolato scritto col borotalco, nel sesto una pagina era cosparsa di peli di cane meticcio, la copertina dell’ultimo numero era incollata al resto delle pagine risultante così illeggibile, ma il notaio Gino Goder assicurò che all’interno i testi erano scritti in oro zecchino su pagine nere, le immagini stampate ai Sali d’argento e la bibliografia vergata in ottone”.

Fromage de cheval, Toni Negri Re, Romponesco, 1969: “Pubblicazione in numero unico a tiratura limitata, stampata in 999 copie e andata completamente distrutta in un incendio nel 1970”. La boa non è una serpenta, Ed. Chiladitt, Spinzo, 1958: “Semestrale satirico dalla forti caratteristiche con pubblicazioni intonse, i testi scolpiti e immagini in bassorilievo” volumi da 2,5 metri per 1,80 dallo spessore di 50 cm., con copertina in marmo rosso di Verona, colophon in basalto: “[…] la rivista fu distribuita in numero limitato in alcune edicole dell’Irpinia, devastandole”. La Scrufna, Edizioni euforistiche, Lertamazzi, 1948: “Numero unico (nel senso che sembra ne sia stata stampata una sola copia e la matrice distrutta)”.

Il dizionario è opera meritevole di attenta lettura, scrupolosamente redatto, patafasicamente, da Somenzari, a cui, come abbiamo visto, Albani ha dato una mano, mentre Nespolo ha dato il disegno. Un lavoro che rientra, oltre che nella patafisica, in quelle pubblicazioni di cataloghi di vendita di libri rari, e fantastici che ogni tanto compaiono e che fanno la felicità, libidine, dei bibliofili; e mi permetto un accostamento “irriverente” con L’Index dei libri proibiti (index librorum prohibitorum) creato dalla Chiesa Cattolica nel 1559 il cui elenco fu tenuto aggiornato fine alla metà del XX secolo, soppresso nel febbraio del 1966, il quale aveva uno scopo censorio, ma se letto attentamente si scoprono testi di letteratura minore che a causa della proibizione non sono rientrati in nessun dizionario. E comunque per qualsiasi ricerca dei libri citati nel dizionario di Somenzari rivolgetevi ad un cacciatore di libri (ma sarà dura anche per lui)!

 

Utenti online