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Prima di nascere Adrián N. Bravi avrebbe voluto essere Paolo Albani, il Console Magnifico dell’Istituto Patafisico Vitellianense, ma qualcuno gli ha detto che non c’era posto per essere Paolo Albani, perché c’era già un Paolo Albani e di Paolo Albani ci poteva essere solo uno; l’unico posto disponibile, gli hanno detto ad Adrián N. Bravi, stava laggiù in Argentina, a Buenos Aires, in una vecchia casa accanto al fiume Luján, che tra l’altro si inondava sempre, e lui, Adrián N. Bravi, ha detto che se non c’era di meglio lo prendeva lo stesso quel posto. Dunque, con un po’ di dispiacere è nato in quella casa e dopo vari spostamenti per la città di Buenos Aires (si dice che durante la guerra tra l’Argentina e l’Inghilterra, la Thatcher e tutta la corte londinese temesse che lui scendesse in trincea) si è trasferito in Italia, a Recanati. Adesso fa il bibliotecario e ogni tanto scrive qualche libro. In Argentina ha scritto uno, in lingua spagnola; gli altri sono usciti in Italia, quasi tutti con l’editore Nottetempo, a parte uno con Fernandel, un altro con l’editore EUM e un altro con Feltrinelli. L’ultimo, del 2015, si chiama L’inondazione.