Alfredo Gianolio è nato il 27 maggio 1927 a Suzzara. Dopo la guerra si è laureato in giurisprudenza e, nel corso degli studi, si è dedicato al giornalismo, iniziando nella redazione reggiana del Progresso d’Italia, della quale era caporedattore il pedagogista Loris Malaguzzi. Ha pubblicato storie di diversi paesi (Sant’Ilario d’Enza, Campegine, Collagna) da lui definiti “librigiornali”. Per diversi anni è stato redattore dell’Unità, e dopo i “fatti di Ungheria” si è dedicato all’avvocatura. Quasi in forma maniacale ha frequentato la “bassa”, in particolare Guastalla e Luzzara. A Luzzara ha fatto parte della Giuria del Premio Nazionale dei naïfs con Cesare Zavattini, che lo onorò della sua amicizia. Era allora anche redattore del Bollettino dei naïfs, un periodico tirato a ciclostile del quale Zavattini, incurante delle formalità, era direttore. Ha iniziato allora a registrare, per pubblicarle sul “Bollettino”, storie che gli narravano i naïfs che andava a intervistare: ne ammucchiò centinaia che vennero poi pubblicate in Vite sbobinate (Ed. Incontri, Sassuolo, 2000, 2011). Seguì Pedinando Zavattini (Diabasis, Reggio Emilia, 2004), mettendosi sulle sue tracce da Luzzara a Cerreto Alpi, secondo la “poetica del pedinamento” ideata dallo stesso Zavattini e applicata nei suoi confronti. Alfredo Gianolio è convinto che, per scrivere, non sia necessaria la fantasia, essendo sufficiente registrare delle storie vere, talmente curiose che anche la più fervida fantasia non potrebbe concepire. Si ritiene così una sorta di “ortolano” della letteratura, limitandosi a raccogliere la verdura che cresce spontaneamente.